CON IL PATROCINIO
dell’ Assessorato alla Cultura della città di Pescara
e
dell’ Ordine degli Psicologi della Regione Abruzzo
In un momento storico di grandi cambiamenti sociali, economici e geografici, che mettono in discussione l’impianto dei saperi e delle conoscenze intorno alla dimensione umana dell’essere, appare importante tornare ad una fondazione generativa e sperimentale della teoria e del metodo, in tutti i campi in cui la “domanda di aiuto” è posta “nel luogo dell’altro”, come depositario di integrazione e trasformazione.
E’ necessario aprire il sapere professionale degli operatori della cura, al nuovo, all’imprevisto, “all’Altro da-noi”, se davvero vogliamo intraprendere percorsi conoscitivi autentici della contemporaneità ma anche accogliere ed organizzare , al di là delle credenze, un discorso autenticamente ri-costruttivo, della sofferenza psichica di quanti “ diversi da noi” per origine, cultura e appartenenza, abitano le nostre comunità e contaminano e decontaminano – come diceva Novelletto – l’universo identitario delle nostre narrazioni autoctone.
In questo scenario il dialogo tra psicoterapia e antropologia appare non soltanto necessario per capire ciò che abbiamo ascoltato nei termini culturali della persona che parla, ma l’opportunità per un discorso interdisciplinare nuovo, idoneo a generare significati che consentano di non limitare l’uso della teoria attraverso la reiterazione dei suoi contenuti.
Psicoterapia e antropologia indagano, appunto, seppur da vertici diversi, dimensioni che attengono sia all’area della soggettività/individualità e, dunque, dell’interiorità (quali possono essere, per esempio, l’identità e l’alterità), sia a fenomeni di natura più specificamente sociale e culturale (come il mito, il rito, la gruppalità). Come è noto Freud stesso, dopo aver raggiunto la fama con “L’interpretazione dei sogni”, inizia il suo “dialogo” con l’antropologia a partire dalle suggestioni provocategli dalla lettura del “Ramo d‘oro” di Frazer. Il padre della psicoanalisi aveva individuato degli interessanti parallelismi tra i comportamenti culturali, le forme di organizzazione sociale delle cosiddette popolazioni primitive e i processi interni dei singoli individui.
E’ in questo ambito che si colloca questo pomeriggio di studio promosso dallo IAF di Pescara, Istituto di Alta Formazione, per un approccio interdisciplinare, dinamico, breve, e di ricerca per uno statuto euristico ed emancipativo della psicoterapia dinamica. Psicoterapia, ispirata alla Weltanschauung di colui che ne fu il fondatore, più di 150 anni fa, e la cui eredita è ancora un patrimonio di conoscenze e teorie da esplorare per quanti, giovani e meno giovani, conservano in se, tracce di quel primitivo-poeta che attraverso la fantasia, il sogno, il mito, dialoga con l’inconscio e ne libera i suoi significati.
Un tipo di conoscenza e apprendimento della ricchezza dell’inconscio, che con originalità viene messa in luce in “Conversazione a due voci. Note sulla Supervisione”, attraverso la narrazione dell’esperienza che si può realizzare nella stanza d’analisi tra Supervisore e allievo in formazione.
Sfidando i canoni di una certa ortodossia scolastica, le autrici descrivono il metodo della supervisione, quale strumento di elezione per comprendere le trame delle resistenze e delle credenze che il terapeuta incontra, nell’ ”incontro con l’altro”; il libro narra anche dell’esperienza di supervisione come luogo scenico in cui la metafora dell’accadimento clinico, viaggia attraverso suggestioni e rappresentazioni condivise, che si intersecano in maniera ascensionale con la teoria, per dar vita a nuove congiunzioni di significato, esclusive e originarie.
Nella esperienza della Supervisione di gruppo, considerata “terreno privilegiato di dialogo, tra psicoterapia e antropologia”, il testo realizza ancora un passaggio di approfondimento nello sviluppo di una riflessione intorno al tema della supervisione e della formazione. Il gruppo di Supervisione appare come una comunitas laboriosa, che costruisce saperi non soltanto intorno all’oggetto/individuo, ma, attraverso i suoi riti e i suoi miti, genera connessioni antropologiche, sociali e terapeutiche. Una capacità generativa del pensiero, che favorisce l’emergere di nuovi scenari epistemologici, ma anche la creativa messa in discussione dei saperi istituzionalizzati.
All’evento, patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e dall’Ordine degli Psicologi della Regione Abruzzo con la presenza dell’assessore dott. Giovanni Di Iacovo e il Presidente dott. Tancredi Di Iullo, parteciperanno il prof. Luca Tommasi Direttore del dipartimento di Scienze psicologiche, della salute e del territorio dell’Università G.D’Annunzio di Chieti-Pescara, il Prof. Ezio Sciarra già Preside della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università G.D’Annunzio, le autrici del testo “Conversazione a due voci. Note per la supervisione” prof.ssa Rosa Romano Toscani e prof.ssa Pietrina Bianco, i docenti prof. Giuseppe Mammana e prof. Michele D’Andreagiovanni e il Direttore della Scuola di Psicoterapia dinamica breve IAF Dino Burtini.
L’incontro, che prevede la partecipazione straordinaria ed attiva degli allievi della Scuola di Psicoterapia IAF, è gratuito ed aperto a studenti universitari, psicologi, medici, educatori, operatori sociali e sanitari e all’intera cittadinanza curiosa ed interessata ai temi trattati.
Rilascio di attestato per i partecipanti iscritti.
La Segreteria
IAF-Scuola di psicoterapia dinamica breve – Pescara
Email: iafpescara@gmail.com Tel. 085.299123
www.scuoladipsicoterapiadinamicabreve.it